Elezioni regionali 2014: i risultati di Sestu

Silvia Pusceddu_Incontro con Pigliari_SestuI dati delle regionali 2014 che riguardano Sestu (consultabili nel sito del comune) ci dicono innanzitutto che il partito vincente in assoluto è stato quello dell’astensione. Meno della metà degli elettori ha partecipato al voto (48,87%). Il risultato elettorale conferma invece una tendenza in atto da decenni che vede le forze del centrodestra maggioranza nel paese. La coalizione che sosteneva Ugo Cappellacci ha raggiunto a Sestu il 42,99% dei voti. Un risultato, questo, trainato in gran parte dal successo personale del candidato locale dei Riformatori sardi. Michele Cossa a Sestu ha incassato la metà dei voti utili per la sua rielezione in consiglio regionale (1103 su 2294). Ha tradito invece le aspettative della sua “fortunata” campagna elettorale il candidato Ignazio Perra (lista Unidos, Mauro Pili presidente). A dispetto dei quasi 50.000 contatti ottenuti dal suo video promozionale, a Sestu Cino ha raccolto appena 202 voti (371 nella provincia).

Il presidente uscente da queste elezioni regionali vinte dal centrosinistra, Francesco Pigliaru, nel nostro paese si è fermato al 32,62%. L’unica candidata locale della coalizione del centrosinistra, Silvia Pusceddu, ha ottenuto a Sestu 2/3 dei suoi voti (200 su 304). Nell’ambito della coalizione del centrosinistra il PD è il partito più votato (16,77%), seguono i Rosso Mori (4,91%) e SEL (4,42%). Da notare però che mentre SEL si mantiene prossimo alla media regionale (5,18%) e i Rosso Mori la superano abbondantemente (2,63% il risultato generale), il PD invece con i suoi 1171 voti si colloca sensibilmente al di sotto della media (22,06%). Un dato che in un paese di oltre 20.000 abitanti, guidato da un’amministrazione di centrosinistra, dovrebbe far riflettere i suoi dirigenti. Le esasperate lotte intestine e le accuse indegne che sono state rivolte, nel recente passato, al sindaco e agli altri amministratori PD dalla segretaria cittadina evidentemente non pagano. Forse servono alla carriera politica di qualcuno ma di sicuro non giovano al partito nel suo complesso.

Va infine sottolineato il risultato raggiunto da Gianluca Argiolas con Progress (lista per Michela Murgia presidente), che ha raccolto a Sestu 195 voti (su 403). Il suo risultato insieme a quello di Silvia Pusceddu, seppure insufficiente per approdare in consiglio regionale, rappresenta comunque una buona base di partenza per arricchire di nuove personalità politiche i gruppi dirigenti locali, anche in vista del prossimo rinnovo del consiglio comunale.

S. M.

Il programma del centrosinistra: ambiente ed economia possono coesistere.

Nel programma della coalizione di Centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru l’ambiente e la sostenibilità hanno un ruolo importante. Chiediamo al candidato di Sinistra Ecologia e Libertà Ignazio Tolu, assessore all’ambiente della Provincia di Cagliari commissariata di recente, di illustrarne i punti più significativi.

ToluVisti i recenti eventi tragici, gli interventi a tutela del territorio e sull’assetto idrogeologico della Sardegna sembrano improrogabili: quali azioni prioritarie saranno messe in campo a brevissimo nel caso la coalizione di centrosinistra andasse al governo regionale?

Il territorio della Sardegna è stato devastato dall’incuria quando non aggredito dalla speculazione: ci proponiamo l’attuazione immediata del Piano di Assetto Idrogeologico regionale offrendo risorse sufficienti ai Comuni perché possano finalmente realizzare le opere di mitigazione necessarie a prevenire disastri come quello dello scorso novembre che hanno un pesantissimo costo umano oltre che economico. Inoltre puntiamo alla riaffermazione del Piano Paesaggistico approvato nel 2006 che, con alcuni aggiustamenti, potrà diventare strumento di tutela per il territorio ma anche di sviluppo sostenibile per i Comuni della Sardegna.

Qual è e quale dovrebbe essere il ruolo della Protezione Civile nell’azione di tutela del territorio?

La Protezione Civile è affidata a diversi organismi che, troppo spesso, lavorano senza coordinamento e così quel patrimonio di professionalità, impegno e disponibilità si disperde e non sviluppa le potenzialità che potrebbe mettere in campo. Inoltre i soggetti coinvolti, specie le associazioni di volontari, non hanno sufficienti dotazioni strumentali, ma soprattutto economiche, per far fronte alle esigenze operative, vanificando dunque l’apporto che potrebbero dare in termini di prevenzione e intervento.

L’edilizia è da sempre un baluardo della Destra. Il settore è fortemente in crisi col conseguente crollo degli occupati. Cosa può fare un governo di centrosinistra per rilanciare questo comparto?

Quando l’edilizia significa speculazione, ogni sostegno economico diventa un’ipoteca sul futuro del nostro territorio. È per questo che noi di Sinistra Ecologia e Libertà proponiamo il ricorso alla riqualificazione degli edifici esistenti in un’ottica di risanamento e di miglioramento delle prestazioni energetiche perché le case dei sardi siano non solo più sane e vivibili, ma abbiano anche un minor impatto sull’ambiente. Questo è possibile solo con un piano di rilancio dell’edilizia di ripristino con meccanismi come quelle della detrazione fiscale che, oltre a incentivare i privati a intervenire nelle loro case, genera un circolo virtuoso di emersione dal nero che non può che essere salutare per la nostra regione. Per quanto riguarda le nuove costruzioni, inoltre, proponiamo un programma di incentivazione della bioedilizia e dell’edilizia a basso impatto. Ciò incentiverà anche le numerose professionalità che in quel campo stentano a vedere affermato il loro potenziale.

Le bonifiche potrebbero essere un tipo di investimento virtuoso per la Sardegna, in cui industrie inquinanti, sfruttamenti minerari e presidi militari hanno lasciato e continuano a lasciare strascichi ambientali pesanti. È possibile concepire economia ed ecologia che vanno di pari passo?

Noi di SEL siamo convinti che si possa. Certo, l’obiettivo è quello di superare il concetto di difesa a tutti i costi dell’esistente e di puntare su investimenti massicci che, mentre sostengono il ripristino di un territorio pulito e vivibile, diano garanzie ai molti lavoratori che in quelle aree si guadagnano lo stipendio. Economia ed ecologia possono sicuramente coesistere: basta una pianificazione di ampio respiro e il rifiuto totale di una politica che svende il territorio in cambio di poche buste paga.

La Sardegna rischia di diventare terra di conquista per le multinazionali energetiche, anche rinnovabili, che potrebbero sfruttarne posizione privilegiata e clima favorevole per investimenti che non avrebbero nessuna ricaduta positiva sulle economie locali. Come intendete lavorare sul piano dell’energia una volta al governo?

In Sardegna si produce più energia di quanta se ne consumi. Non esiste quindi un bisogno urgente di nuove centrali, qualunque ne sia la fonte. Le energie rinnovabili sono fondamentali, ma non devono aggiungersi all’esistente quanto piuttosto sostituire quelle forme inquinanti che risultano più economiche solo perché non se ne considerano i costi ambientali e sulla salute umana. Nel nostro programma, però, non sosteniamo in grandi impianti rinnovabili, puntiamo invece alla micro-generazione, alla rete di produzione diffusa che prevede che l’energia sia prodotta più vicino possibile a dove serve, con ricadute economiche sull’intera comunità e non solo su pochi grandi investitori che, guarda caso, sono sempre riconducibili ai soliti nomi del campo energetico.

L’energia è una questione delicata che travalica il semplice tema ambientale per riverberarsi su tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica. Sarà finalmente possibile un piano energetico regionale che tenga conto delle esigenze delle aziende ma anche delle famiglie, dell’economia ma anche della tutela ambientale?

La Sardegna ha bisogno di un Piano Energetico Regionale e ne ha bisogno proprio perché produce molta più energia di quanta ne serva ma i sardi non ne hanno alcun vantaggio economico, anzi, pagano le loro bollette più care che altrove. Pensare una politica energetica a medio e lungo termine è necessario per non lasciare spazio a interessi esterni che non vedono alcun vantaggio nel privilegiare la riduzione di consumi e la conseguente razionalizzazione del mercato energetico.

Stefania Manunza