Omaggio a Doro Levi, colpito a Cagliari dalle leggi razziali

Da Equilibri – Circolo dei lettori di Elmas, 31 gennaio 2018

Tra le iniziative promosse a Cagliari per la Giornata della Memoria di grande interesse è stata quella dedicata al ricordo di Doro Levi, organizzata dall’associazione Accus (una rete di associazioni e fondazioni culturali della Sardegna, cui aderisce anche Equilibri) in collaborazione con la sezione locale dell’Associazione Nazionale dei Partigiani (ANPI) e la Fondazione di Sardegna.

Chi era Doro Levi? Doro Levi è stato una figura di grande importanza per la cultura italiana e non solo. Archeologo di fama internazionale, fu licenziato dal suo lavoro a seguito della promulgazione delle leggi razziali del 1938 proprio mentre insegnava a Cagliari. Costretto a lasciare l’Italia e la Sardegna per sfuggire alle persecuzioni e morte certa nei campi di concentramento, si trasferì in America dove insegnò nella prestigiosa Università di Princeton sino al 1945.

Doro Levi e la Sardegna. La Sardegna ha avuto l’onore di avvalersi della sua attività di studioso sia come funzionario dello Stato in qualità di soprintendente alle Opere d’arte e di antichità della Sardegna, sia come docente dell’Università di Cagliari. A Doro Levi si devono gli scavi della Necropoli di Angelo Ruju ad Alghero e del villaggio nuragico di Serra Orios a Dorgali. E nondimeno al suo amore per l’isola e la sua storia si deve l’appassionata battaglia che condusse in difesa del patrimonio culturale minacciato prima dai tedeschi e poi dalla speculazione edilizia. E’ risaputo che Doro Levi espresse un netto parere contrario alla consegna della famosa collana punica proveniente dalla Necropoli di Olbia al nazista Goering in visita nell’isola. E più tardi, nel secondo dopoguerra, si impegnò per salvare l’anfiteatro romano della città di Cagliari, che grazie a lui fu restaurato e consegnato alla libera fruizione delle generazioni future. Bastano questi pochi accenni alla biografia di Doro Levi per capire che i motivi per commemorarlo e rendergli omaggio possono essere tanti, così come tante possono essere le angolature da cui guardare alla sua vicenda umana e professionale.

La scelta dell’Associazione Accus, tra le varie opzioni possibili, è stata quella di legare il ricordo di Doro Levi alla Giornata della memoria nell’anno in cui ricorrono gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali.  Il motivo di questa scelta lo hanno spiegato nei loro interventi i rappresentanti di Accus, Carlo Salis e Aldo Accardo. Si è voluto ricordare lo sterminio degli ebrei – ha precisato Carlo Salis – cercando di stimolare la comprensione di quei fatti piuttosto che facili, ma spesso improduttive, emozioni. In quest’ottica, a causa delle leggi razziali volute dal fascismo, una città e un’intera nazione hanno perso una personalità di grande valore. Doro Levi è stato vittima di una discriminazione frutto di idee fondate sulla sopraffazione dell’uno sull’altro, elementi ben presenti anche nel mondo di oggi. Il conformismo dei tanti ha fatto il resto. Levi è stato cacciato senza che nessun collega abbia detto anche solo una sola parola contro quell’ignobile provvedimento. Un’altra scelta era possibile. La fecero quei 12 professori universitari su 1225 che nel 1931 rifiutarono di prestare giuramento al regime, la fecero Bianca e Girolamo Sotgiu che oggi figurano, vanto di noi sardi, tra i Giusti tra le nazioni di Gerusaleme per aver salvato dalla deportazione una giovane ebrea dichiarandola loro figlia. La tendenza ad accodarsi, il ricercare il piccolo miserabile vantaggio individuale rinunciando alla propria dignità – ha osservato Carlo Salis – sono attitudini riconoscibili anche nella società attuale. Per questo è necessario capire. Non dobbiamo pensare che ciò che è successo allora sia un fatto lontano e irripetibile. Gli eroi – ha quindi concluso – non devono essere un’eccezione.

Aldo Accardo ha approfondito il senso della conferenza richiamando il libro di William S. Allen, pubblicato nel 1965, laddove spiega Come si diventa nazisti passando in poco tempo dal meritato discredito per i politici all’insensato discredito della politica tout court. Lo strumento per capire come è potuto accadere, tanto più oggi di fronte al dato di un’Europa attraversata dalla crescita impetuosa di movimenti nazisti e nazifascisti che raccolgono sempre più giovani, è la Storia. Non di memoria abbiamo bisogno – ha precisato professor Accardo – ma di Storia. La memoria – ha specificato riprendendo la spietata analisi dello storico Tony Judtè, per sua stessa natura, polemica e faziosa. La Storia di contro crea il disincanto e insegna che è facile cadere nella barbarie.

Il ruolo dell’ANPI. Tra gli organizzatori dell’iniziativa, l’ANPI svolge da anni in Sardegna, anche grazie all’attivismo e alla passione del suo presidente regionale Marco Sini, un’intensa attività di ricerca e testimonianza tesa a riscoprire e far conoscere alle nuove generazioni le storie dei sardi che furono perseguitati, incarcerati, torturati e uccisi nei lager nazisti. Sono molti di più di quel che si credeva sino a poco tempo fa – ha detto Marco Sini –, sono ebrei, ma anche rom e oppositori politici del fascismo. Spesso scopriamo che sono nostri antenati di cui la memoria familiare aveva perso il ricordo o ne aveva tramandato uno distorto. Quanto sia importante e utile l’attività educativa dell’ANPI, oggi che stanno venendo meno i testimoni diretti, è confermato dal fatto che la conoscenza della Shoah e del significato della Giornata della Memoria comincia ad essere molto più diffusa tra i giovani che tra le generazioni più vicine a quei fatti storici. Complice la politica di rimozione seguita alla caduta del fascismo e il lungo silenzio, provocato dal trauma subito, che per lungo tempo ha accompagnato i sopravvissuti.

La lectio magistralis. Le ideologie razziste oltreché disumane sono anche stupide e autolesionistiche. Lo abbiamo capito con chiarezza ascoltando la splendida lezione commemorativa tenuta dal prof. Louis Godart, archeologo e filologo miceneo di levatura internazionale, già consigliere di due presidenti della Repubblica italiana. Doro Levi – ha raccontato Godart – aveva riportato alla luce importanti testimonianze della civiltà minoica, la prima civiltà in europea capace di inventare uno Stato. Sono nati a Creta i primi palazzi intesi come strutture architettoniche attraverso i quali il sovrano gestiva i beni del territorio. Ed è nata qui la prima scrittura europea, come strumento di esercizio del potere. Migliaia di tavolette solcate da linee e segni attraverso i quali si teneva memoria di numeri e cifre funzionali all’amministrazione dello Stato sono anche i primi archivi della Storia. Nel palazzo di Festòs Doro Levi scoprì una tavoletta d’argilla risalente al 1800 a.C. e ne studiò la scrittura; scoprì inoltre nello stesso strato di scavo i vasi di Kamarés. A lui si deve l’intuizione che, a partire dallo studio dei segni grafici impressi nel famoso disco di Festòs, lega all’Egitto dei faraoni i popoli del mare (tra cui gli Sherdana, da molti studiosi identificati con l’antico popolo dei sardi). Doro Levi considerava Creta e la Sardegna, unite nell’antichità da frequenti scambi e relazioni, i suoi due più grandi amori. Rientrato dall’America, vi tornò ancora e non smise mai di studiarle e amarle.

L’immagine della dea Atena con l’elmo in testa e lo scudo poggiato che guarda alla stele della battaglia di Maratona – suggerisce Louis Godart – è quella che meglio di ogni altra simboleggia l’insegnamento che dobbiamo trarre dalla vicenda di Doro Levi. La pace e la libertà di cui godiamo oggi in Europa, non sono valori perenni. La Democrazia non è una conquista raggiunta una volta per sempre, è un bene che ad ogni stagione va coltivato pena il suo inevitabile deperimento.

Sandra Mereu

Alternanza scuola-lavoro, medaglia all’inutilità, allo sfruttamento, all’inganno e all’idiozia!

Una nota esplicativa del Miur spiega che “l’alternanza scuola lavoro è un’esperienza educativa, coprogettata dalla scuola con altri soggetti e istituzioni, finalizzata ad offrire agli studenti occasioni formative di alto e qualificato profilo.” Be’, permettetemi di dire che vista con gli occhi di chi insegna, questo istituto dell’alternanza, uno degli elementi di maggior spicco all’interno della legge 107, meriterebbe un ricco medagliere: una medaglia al valor dell’inutilità, un’altra al valor dello spreco del tempo, un’altra ancora al valor dello sfruttamento, un’altra ancora al valor dell’inganno, e infine una bella coppa al valor dell’idiozia.

Dato che quando si conferiscono delle medaglie si danno anche delle motivazioni, vado a spiegare la ragione della mia generosità.

L’alternanza è inutile perché fare i galoppini, rispondere al telefono, fare fotocopie o altre banalità del genere non vedo quali competenze lavorative possano fornire. L’unico elemento significativo che forse lo studente può acquisire è la consapevolezza che quello che sta facendo presso quello studio o quell’azienda, non può essere il suo lavoro, dato che lo fa sentire un emerito idiota, e proprio non riesce a capire perché l’Istituzione scolastica lo stia punendo in quel modo, avvilendolo. Almeno quelle parole: “occasioni formative di alto e qualificato profilo”, ce le potevano risparmiare, tanto per manifestare un po’ di rispetto nei confronti dell’intelligenza altrui. Io leggo sempre una profonda delusione negli occhi degli studenti, al rientro dal loro impegno “lavorativo”, e molti mi domandano quale sia il senso della cosa.

La medaglia allo spreco del tempo va assegnata d’ufficio, direi, e la motivazione è pleonastica, almeno per noi insegnanti, perché interrompere la scuola per un paio di settimane significa, in termini pratici, spezzare un ritmo scolastico e didattico che necessitano di altro tempo per poter essere ripresi, e chi insegna sa quanto possa essere fondamentale, a volte, anche una singola ora di lezione.

La medaglia al valor di sfruttamento gliela farei consegnare direttamente dalle mani del Presidente di Confindustria, che costringerei a salire su una sedia e spiegare agli studenti di turno per quale ragione quelle prestazioni lavorative non debbano essere retribuite, e persino con una doverosa maggiorazione, dato che sono assolutamente stupide e incomprensibili, altro che ponte tra Scuola e mondo del lavoro! L’unico messaggio che gli studenti possono recepire è che, una volta terminati gli studi, essi dovranno accettare l’idea di lavorare gratis, magari perché secondo l’ottica del datore di lavoro, viene data loro l’opportunità di apprendere, di formarsi, e poi magari si vedrà. D’altra parte sappiamo tutti che nel mondo del lavoro c’è anche questo, perché ci sono giovani che sono costretti a lavorare rimettendoci persino in termini economici, nella speranza di arricchire il curriculum, ovvero avere una buona lettera di presentazione, magari con su scritto: “Ve lo raccomando, tanto questo stupido lavora persino gratis”.

La medaglia al valor d’inganno ha la motivazione appena espressa, ma la voglio assegnare comunque, dato che ormai l’inganno è imprescindibile ai tempi nostri, vuoi in politica, vuoi anche in ogni altro settore, basti pensare all’Europa, ad esempio, che tanto prometteva, ma che ha solo tolto, ad iniziare dalla libertà e dai diritti. Quello che ha dato è solo ricchezza ai ricchi. Noi insegnanti di inganni ce ne intendiamo, e potremmo scrivere un trattato intero, cominciando dall’autonomia scolastica, che è servita solo a farci mancare i fondi persino per far funzionare le scuole in modo almeno decente, stavo per dire dignitoso, ma temo che molti non capiscano il termine, anche tra i colleghi. Non sono forse ingannevoli le Associazioni Sindacali, che per decenni venivano a timbrare il cartellino alle Assemblee, a dirci come eravamo ridotti, come se non lo sapessimo da soli, e subito dopo firmavano di tutto, cercando di convincerci che avevano ottenuto il massimo, avendo ricevuto un’elemosina di aumento, barattata puntualmente con leggi che ci mortificavano ulteriormente? Non è forse un inganno la competizione tra scuole, per reperire studenti trasformati in clienti, nella logica perversa della Scuola-azienda e della truffaldina autonomia scolastica? Non sono stati ingannevoli tutti i Ministri che si sono susseguiti, almeno da Berlinguer in poi, pronti a dire, scandalizzati, al momento dell’insediamento, che meritavamo di essere trattati diversamente, a cominciare dalla retribuzione, ma che poi puntualmente, nessuno escluso, hanno solo dato il personale contributo all’opera di demolizione della Scuola pubblica, con perizia scientifica? Non è un enorme inganno, il più grande, la legge 107, beffardamente battezzata Buona, la definitiva pietra tombale? Non è forse un inganno vergognoso l’istituzione del Comitato di Valutazione, che, convincendo chi è al di fuori della Scuola, ma non solo, prometteva di premiare i “meritevoli”, ma che è servito solo a dare retribuzioni aggiuntive a chi collabora col DS per perseguire l’aziendalizzazione della Scuola, ma anche per sopperire alla miserevolezza del Fondo d’Istituto, con una trattativa delle RSU? Ormai tutto nella Scuola italiana è un inganno: assunzioni per categorie, concorsi beffa, eccetera eccetera.

E infine la coppa all’idiozia, la cui motivazione, oltre che rappresentare la summa, vuole premiare la stoltezza di chi obbedisce alla logica del mercato e del Potere, piegandosi all’imbroglio di chi finge di convincerci che le aziende non funzionano perché glielo impedisce lo scollamento delle Scuole dal mondo del lavoro. Se il mondo del lavoro non funziona è solo colpa degli imprenditori, ma anche delle politiche economiche errate, del liberismo e del miope e/o truffaldino rigore impostoci di un’Europa al servizio della Germania. Se in Italia il 40% dei giovani è disoccupato non lo si deve di certo a colpe della Scuola, come forse vorrebbero farci intendere, e chi non trova lavoro non lo trova sicuramente per sue incapacità, ma solo perché mancano i posti di lavoro.

L’alternanza Scuola-lavoro è insensata, inutile e deleteria. La Scuola non deve sottostare al mondo del lavoro, né accogliere alcuna direttiva o suggerimento da esso. La Scuola non deve formare dei lavoratori, perché a questo ci devono pensare le imprese. Ci sono specifiche scuole professionali che preparano a questo: per diventare elettricisti, idraulici, falegnami e quant’altro, ma non la Scuola, perché il suo compito è quello di dare cultura in senso lato, formare le menti, fornire strumenti critici, rendere gli studenti consapevoli di avere coscienza civica, arricchirli umanamente, anche alfabetizzarli emotivamente, abituarli alla collaborazione, al dialogo, al rapporto sociale. Questo deve essere la Scuola, non un apparato di Confindustria.

La ragione vera dello scientifico smantellamento della Scuola Pubblica è la volontà perversa di rendere il popolo ignorante, privo di capacità critica, incapace di capire e valutare l’operato di Governi e Parlamenti al servizio del Potere, essere suddito, e non cittadino libero, consapevole, intelligente.

Sorgente: Giuseppe Firinu, Alternanza scuola-lavoro, medaglia all’inutilità, allo sfruttamento, all’inganno e all’idiozia!